L'eternità dolcissima di Renato Cane
L’idea di scrivere sulla morte, trovare un punto dal quale poter guardare ad essa senza soggezione, indagare su ciò che la morte rappresenta per noi occidentali, come atto finale che non contiene futuro ma solo presente (un presente che non promette nulla di buono) è il punto di partenza di questo spettacolo.
Ci agitiamo in un mondo fondato su due pilastri che sono l’azione e il denaro, per cui tutte le altre cose vengono come conseguenza. E questi due pilastri si fondano sul tempo.
Trattando la morte come una circostanza che genera un bisogno (vestizione, bara, funerale), è con tale bisogno che ci si deve confrontare se si desidera guadagnarci qualcosa. E’ noto a tutti che il bisogno genera domanda, domanda genera offerta e offerta genera profitto. Tutto sta a capire come. Come trarre il maggior profitto possibile dalla morte, tema delicato e addirittura sacro, del quale non si parla volentieri?
Come fai a vedere qualcosa, quando non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile.